La lavorazione

La lavorazione

La produzione della ceramica burgitana sembra risalire intorno alla fine del XVI secolo per mano di famose maestranze provenienti da Caltagirone.
Oggi l’unica bottega a Burgio che adopera le tecniche acquisite negli anni è la nostra, Caravella.

La bottega della famiglia Caravella è un “museo vivente” e funzionate della ceramica e della cultura burgitana; dove per la lavorazione dell’ argilla viene utilizzata la “balata” sulla quale viene impastata come il pane; il tornio, dove l’argilla viene modellata a piacere dell’artigiano; il forno per cuocere i prodotti che poi verranno stagnati, decorati e cotti per la seconda volta.
Tutto il processo è rimasto invariato, eccetto per il forno e il tornio, oggi a gas ed elettrico, un tempo a legna e a pedale.

Entrare nella nostra bottega significa “rivivere” e godere il fascino di un passato quasi fermo e immutato.

La storia della ceramica di Burgio

ceramiche-caravella-2Dalle ricerche e dagli studi effettuati, sembra che le prime officine di maiolica in Burgio siano stati dei maiolicari calatini, i quali ebbero botteghe contemporaneamente in Caltagirone e Burgio. Ma già nel 1400 a Burgio si sfruttavano le cave di creta e l’uso della terracotta per materiale da costruzione.

Infatti, si costruivano tegole, mattoni, vasi. Recenti rinvenimenti di manufatti artistici in terracotta nel territorio di Burgio ha spinto gli studiosi ad ipotizzare una significativa produzione già nel 1500. E, in particolare, frammenti fittili ritrovati sono testimonianza di una importante produzione di materiale smaltato di una certa qualità nel periodo precedente al XVI secolo. I reperti, molti dei quali provengono da collezioni private inedite, testimoniano la scelta iniziale di colori fondamentali (blu cobalto, giallo ferraccia, verde ramina, bianco stannifero) per onorare i manufatti disegnando ornati vegetali e, talora, ritratti maschili o femminili di profilo.

Infatti, nel 1564 alcuni abitanti di Caltagirone, venuti a Burgio per vendere i loro manufatti in ceramica, cominciano ad insediarsi in questo territorio fino a costituire qui una propria colonia. La notizia che Burgio era una cittadina ideale per impiantare botteghe per la ricchezza delle materie prime reperibili in loco fu dapprima portata da alcuni maestri cordai che da Caltagirone vennero qui a vendere le corde per l’allevamento degli animali. Il trasferimento favorì, così, la nascita degli impianti degli stazzoni (botteghe) e dei forni. Le prime produzioni in ceramica furono utensili da cucina: burnie (barattoli), colapasta, vasi.

E’ possibile ipotizzare che la produzione della maiolica a Burgio fosse presente già prima del XVI secolo e che il trasferimento successivo dei figuli di Caltagirone a Burgio diede semplicemente slancio all’attività antica.
Le influenze, quindi, furono reciproche e numerosi divennero gli scambi anche con operatori di Sciacca, Palermo e zone del genovese. Della produzione maiolicara burgitana certa si conosce solamente prodotti databili alla seconda metà del ‘600 quali l’alberello con profilo del vescovo, che reca nel verso un decoro a trofei di cui fa parte un mascherone caratterizzante tipicamente la produzione burgitana a volto di luna piena, a cui si accompagna un altro profilo umano.

Meritano di essere citati i vasi di classica tipizzazione burgitana, le cui caratteristiche salienti sono: la presenza della catena federiciana minuta e doppia ripetuta al collo ed alla base e punteggiata da tocchi di manganese, una certa calligraficità nel disegno ed un’omogeneità decorativa. Tale tipologia pare che si possa ascriversi a Mastro Nicolò Lo Cascio detto “Maramia”. Dal XVII secolo le decorazioni si arricchirono di motivi devozionali: santi e martiri. Burgio era un centro fiorente dal punto di vista religioso e nel XVII secolo erano presenti nel territorio diverse confraternite e conventi di ordini religiosi maschili e femminili. In questi manufatti fittili erano di ornamento e decoro, come pure nell’ospedale (tenuto dalla Compagnia della Misericordia o del Purgatorio) e nelle farmacie conventuali.

Un discorso a parte meritano i mattoni di Burgio, opere sorprendenti di fattura sempre più raffinata, a partire dalla seconda metà del XVII secolo.
I mattoni di Burgio servivano come decorazioni non soltanto per pavimenti, ma anche per rivestire le cuspidi dei campanili. Testimonianze di questa produzione si trovano, ancora oggi, sui campanili di molte chiese della Sicilia ed anche nei palazzi nobiliari e nella case private. La maiolica di Burgio costituisce senz’altro un valido ausilio per una chiara e completa visione dell’evoluzione della maiolica siciliana nel suo insieme e nei suoi diversificati ambiti di produzione.